Via Fiume
DATA DI INTITOLAZIONE
25 giugno 1930
UBICAZIONE
Alba, da corso Michele Coppino a via F.lli Ambrogio
Fiume, nome italiano di Rijeka (Croazia). Capoluogo della contea Primorje-Gorski Kotar. Centro abitato in epoca romana, Tarsatica fu un importante punto di difesa al limite orientale della penisola (protetto da un vallo costruito tra il mare e il colle di Tersatto), e riuscì nell’alto medioevo a difendersi dalla pressione slava anche grazie alla politica dei Franchi, che mirava a impedire consistenti stanziamenti slavi al di qua della Fiumara. Smembratosi l’impero carolingio, Fiume (la Terra Fluminis Sancti Viti delle carte medievali) passò successivamente ai vescovi di Pola, ai signori di Duino e, dal 1399, ai conti di Waldsee. Porto e centro fiorente di scambi con la costa anconetana, libero Comune quasi autonomo, Fiume, che aveva assunto il carattere di città italiana, passò nel 1466 agli Asburgo, che le riconobbero le franchigie di cui godeva. Saccheggiata dai veneziani durante la guerra della lega di Cambrai (1509), danneggiata dalle piraterie degli Uscocchi di Segna e dai blocchi del Quarnaro operanti da Venezia (1570-1617), la città conobbe una nuova fioritura nella seconda metà del Seicento e nel Settecento, soprattutto dopo che Carlo VI la dichiarò porto franco (1717) e la collegò con l’Ungheria mediante una strada che attraversava il Carso Liburnico. Divenuta così il porto dell’Ungheria, la città fu nel 1776 annessa da Maria Teresa ai domini della corona di Santo Stefano, continuando però a godere di una larga autonomia (Corpus separatum). Lo sviluppo economico e commerciale di Fiume continuò nell’Ottocento, mentre però la crescente immigrazione di elementi slavi e ungheresi poneva delicati problemi di equilibrio di nazionalità e contribuiva a tenere desto il sentimento di italianità, alimentato all’inizio del Novecento dall’associazione “Giovane Fiume”, fondata nel 1905. Crollato l’impero austro-ungarico dopo la prima guerra mondiale, il problema del destino della città fece sorger quella che fu chiamata la questione di Fiume, risolta nel 1924 con il passaggio all’Italia. Nel corso della seconda guerra mondiale Fiume (la cui importanza come porto era andata declinando dopo il 1924 a vantaggio del vecchio sobborgo di Sušak, toccato alla Iugoslavia) fu occupata dai Tedeschi nel settembre 1943 e dall’esercito iugoslavo di liberazione nell’aprile 1945.
Assegnata dal trattato di Parigi (febbraio 1947) alla Repubblica Popolare Croata, gran parte della popolazione di lingua italiana si trasferì in Italia.
Fiume (questione di), Fiume, assegnata dal patto di Londra (26 aprile 1915) alla Croazia per volontà della Russia, che si era opposta alla richiesta italiana di annettere la città, fu nel corso delle trattative di pace parigine richiesta dal governo italiano(7 febbraio 1919), mentre la Iugoslavia la rivendicava per sé, assieme alla Dalmazia, Trieste e l’Istria, territori questi attribuiti dal patto di Londra all’Italia. La battaglia diplomatica per Fiume, sostenuta dalla delegazione italiana diretta da V.E. Orlando e S. Sonnino, fu aspra e assunse aspetti drammatici, mentre all’interno il paese era profondamente agitato. Di fronte all’opposizione del presidente statunitense W. Wilson, il quale non riconosceva il patto di Londra e proponeva una spartizione dell’Istria lungo la linea Monte Maggiore-Arsa, con la costituzione di Fiume in città libera, il Consiglio nazionale (che, presieduto da Antonio Grossich, aveva già il 30 ottobre 1918 proclamato l’annessione all’Italia) dichiarava di respingere qualsiasi altra soluzione. Il seguito ai gravi incidenti scoppiati il 6 luglio 1919 tra le truppe del corpo di occupazione interalleato e i Fiumani (che provocarono alcuni morti) la conferenza di Parigi, dietro proposta di una commissione d’inchiesta inviata nella città, decise lo scioglimento del Consiglio nazionale e della legione di volontari fiumani e la sostituzione del contingente italiano. Le deliberazioni parigine fecero affrettare la realizzazione del piano preparato da Gabriele d’Annunzio per l’occupazione di Fiume, e i legionari organizzati dal poeta, partiti da Ronchi, entrarono in Fiume il 12 settembre 1919: il Consiglio nazionale rimise i poteri civili a D’Annunzio, che l’8 settembre 1920 creò la cosiddetta reggenza italiana del Carnaro. L’occupazione di Fiume da parte dei legionari (circa 9.000) durò oltre un anno: il 12 novembre 1920 i governi italiano e iugoslavo concludevano infatti il trattato di Rapallo, che costituiva Fiume in Stato libero e indipendente; e D’Annunzio, che non aveva riconosciuto il patto, dopo aver resistito per qualche settimana all’ordine del generale E. Caviglia (28 novembre) di evacuare la città e le isole di Veglia e Arbe, di fronte alla minaccia di un bombardamento sistematico diede le dimissioni affidando i poteri a un governo provvisorio presieduto da A. Grossich (31 dicembre). Mentre i legionari di D’Annunzio, ai primi di gennaio 1921, sgombravano la città, il governo provvisorio preparò le elezioni per una Assemblea costituente. Le elezioni diedero la maggioranza al partito autonomista, diretto da Riccardo Zanella (24 aprile 1921); e l’assemblea, convocata il 5 ottobre nonostante una serie di violenze de parte di gruppi estremisti, diede vita a un governo presieduto dallo Zanella. Ma la situazione rimase assai tesa, finché un consiglio militare, messosi alla testa degli elementi più radicali, organizzò un colpo di Stato che rovesciò il governo Zanella (3 marzo 1922) e trasferì i poteri all’Assemblea costituente, epurata della maggioranza autonomista riparata in Iugoslavia. La questione fu infine sistemata, dopo laboriose trattative, dal patto di Roma del 27 gennaio del 27 gennaio 1924, con il quale la Iugoslavia riconosceva il passaggio di Fiume all’Italia, ricevendo però il Delta e Porto Baross.
In via Fiume venne costruita la prima Casa Popolare nel 1925.