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Piazza Elvio Pertinace - trasformazione

La città di Alba è interessata, lungo l'Ottocento, da fenomeni di crescita demografica e commerciale. L'ingrandimento del giro d'affari legato agli scambi commerciali, ormai estesi anche ad un raggio che include anche altre città, rende indispensabile una politica di ampliamento e gestione ottimale delle aree mercatali. Un primo passo verso una più efficiente riorganizzazione dei mercati cittadini, viene effettuato, nel 1857, con lo spostamento di alcuni tipi di merce da una piazza della città all'altra: i banchi dei margari si trasferiscono dalla piazza del Duomo a quella delle Erbe, in cui solitamente si svolge la vendita delle foglie dei gelsi e delle piante in generale, che d'ora in avanti si sposterà nella piazza del Teatro; i venditori di canapa, pelliccerie, ferramenta, vengono traslati nella piazza Carlo Alberto. Malgrado questi primi aggiustamenti, resta il problema del commercio dei bozzoli e delle granaglie: la piazza Elvia (o del Grano), solitamente teatro di questi scambi, è infatti di dimensioni troppo ridotte. Per queste ragioni, lo studio ed i lavori per l'ingrandimento di questa piazza, interessano per oltre trent'anni la città, a partire dal 1857, anno in cui viene redatto il primo progetto di ampliamento. La riplasmazione di questa zona rappresenta il più grosso cambiamento effettuato nell'Ottocento sul tessuto medievale della città: la misurata e compiuta architettura della piazza viene infatti stravolta dalle demolizioni, che interessano un intero isolato, interposto tra l'area interessata all'intervento e la chiesa di San Giovanni.
La vicenda che porta alla realizzazione dello spazio attuale è lunga e complessa, ed inizia con una prima proposta di modifiche presentata al Comune nel 1857 da un privato cittadino, il geometra Agostino Vivalda, che tra l'altro possiede una proprietà accanto alla chiesa di San giovanni. Il progetto presentato consiste nella demolizione dell'isolato di proprietà della famiglia Govone, nella rettifica della via Elvia all'altezza del suo innesto, nell'apertura di una nuova strada tra le vie Giardini e Macrini. Il Comune accetta la proposta e inizia ad entrare in trattative con i proprietari per entrare in possesso dei fabbricati e stabilire una ripartizione delle spese tra i soggetti interessati. A questo primo momento segue una fase di stagnazione in cui le autorità cercano di prendere una decisione definitiva riguardo all'ampliamento: il nodo da sciogliere è se la piazza Elvia sia realmente il luogo più adatto alla collocazione dei mercati in espansione. Le scelte precedenti vengono tuttavia confermate, e nel 1861 viene dato l'incarico a Giorgio Busca, di progettare una tettoia per la nuova piazza. La risposta progettuale di Busca, che non verrà attuata per mancanza di fondi, consiste in una tettoia passante, che tenta di dare una forma definita alla prevista piazza ampliata, dividendola idealmente in due invasi più proporzionati e regolari. I lavori di sgombero dell'area procedono, e nel 1863 sono portati a termine. La piazza viene ulteriormente ampliata negli anni successivi, secondo un nuovo progetto dell'ingegner Molineris, che prevede la demolizione delle case antiche poste tra le vie Macrini e Giardini. La proposta, approvata nel 1875 con Regio Decreto, viene però attuata tra il 1882 e il 1884, a causa delle resistenze opposte dai proprietari dell'area interessata. Su progetto del Molineris viene anche eseguita una tettoia, oggi demolita.
Il risultato dell'ampliamento non ha comunque condotto ad un disegno compiuto ed armonico nel quale, le importanti architetture della chiesa e della casa-torre Marro, contribuiscono a fornire un'immagine disomogenea all'architettura d'insieme, peraltro poco curata sui nuovi fronti prospicienti la piazza.
Giorgio Busca (Alba, 1818-1977), Frequenta l'Università di Torino e si laurea in Architettura Civile il 7 luglio 1841, con una tesi discussa con Ferdinando Bonsignore, progettista della Chiesa della Gran Madre di Torino. Immediatamente dopo la laurea, inizia la sua brillante carriera come politico e come architetto. Nel 1845 fa parte del Consiglio di Ornato, e nel febbraio del 1848 entra nel Consiglio aggiunto. Il 19 settembre 1854 viene nominato sindaco dal Re, carica che mantiene fino al 16 novembre 1865.
Fra le sue opere architettoniche ricordiamo il Teatro Sociale, il Ginnasio Liceo Govone, Palazzo Porro, il Cimitero Urbano e la facciata del Seminario Maggiore.

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