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La vita

Beppe Fenoglio nasce ad Alba il 1° marzo 1922, da Amilcare e Margherita Faccenda [1].
Nella sua città natale, importante centro commerciale delle Langhe, frequenta il ginnasio, dove l’insegnante Maria Lucia Marchiaro lo avvia allo studio dell’inglese e della civiltà anglosassone.

Nei periodi estivi trascorre le vacanze presso i parenti di San Benedetto Belbo e Murazzano, dimostrando un particolare affetto alle colline delle Langhe, terra d’origine del padre.
Al Liceo d’Alba, ha due illustri insegnanti, che sono per lui un grande riferimento di cultura e di vita: Pietro Chiodi, professore di filosofia, e Leonardo Cocito, antifascista, docente di italiano.
Nonostante il suo coerente laicismo, stringe una profonda amicizia, destinata a durare tutta la vita, con il teologo e filosofo don Natale Bussi.
I suoi rapporti con gli uomini si ispireranno sempre al rispetto ed alla solidarietà [2].
Nel romanzo Una questione privata, Fenoglio delinea, attraverso la descrizione del protagonista, un interessante autoritratto:
“Milton era brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo cambiamento di luce o di umore. A ventidue anni, già aveva ai lati della bocca due forti pieghe amare, e la fronte profondamente incisa per l’abitudine di stare quasi di continuo aggrottato. I capelli erano castani… All’attivo aveva solamente gli occhi, tristi e ironici, duri e ansiosi, che la ragazza meno favorevole avrebbe giudicato più che notevoli. Aveva gambe lunghe e magre, cavalline, che gli consentivano un passo esteso, rapido e composto” [3].
Terminato il Liceo, Fenoglio si iscrive alla facoltà di Lettere di Torino; ma interrompe gli studi nel 1943, e frequenta il corso per ufficiali, prima a Ceva, poi a Roma.
Beppe FenoglioL’8 settembre l’esercito si dissolve e Fenoglio rientra in famiglia.
Sceglie la guerriglia partigiana sulle Langhe, come già avevano fatto i suoi professori di Liceo, Cocito e Chiodi.
Dapprima sale “a Murazzano presso quegli stessi parenti che solevano ospitarlo da ragazzo per le vacanze estive” [4], poi entra in una brigata d’ispirazione comunista, che opera tra Murazzano e Mombarcaro nell’alta Langa [5].

Questa formazione partigiana, dopo l’assalto ai depositi militari di Carrù (3 marzo 1944), subisce una pesante sconfitta dai nazifascisti.
Per sfuggire ai rastrellamenti, Fenoglio ritorna ad Alba presso i suoi genitori. A settembre riprende la strada delle colline con le formazioni autonome: “gli azzurri” badogliani, presso il presidio di Mango.
Il 10 ottobre 1944 è con le forze che liberano Alba, che viene difesa fino al 2 novembre (I ventitre giorni della città di Alba).
Trascorre il difficile e lungo inverno in un isolamento terribile, presso la Cascina della Langa.
Nell’ultimo periodo della sua azione partigiana (marzo – maggio 1945), è ufficiale di collegamento presso la missione inglese, che opera nel Monferrato, nel Vercellese ed in Lomellina. Dopo la Liberazione, ritorna alla vita civile; ma l’esperienza partigiana è fondamentale nella sua vita ed ispira molti dei suoi romanzi e racconti.

Dal 1947 lavora presso l’azienda vinicola Marengo di Alba come corrispondente estero, incarico che gli è assegnato per la sua conoscenza dell’inglese.
Fenoglio si dedica alla scrittura di racconti e romanzi per realizzare il suo sogno di diventare scrittore.
Nel 1949 pubblica il suo primo racconto, “Il trucco”, con lo pseudonimo di Giovanni Federico Biamonti, su Pesci rossi, bollettino editoriale di Bompiani.
Nel 1952 escono presso Einaudi dodici racconti (sei partigiani e sei langhigiani), intitolati I ventitre giorni della città di Alba.
Nel 1954, nella collana dei Gettoni di Einaudi, viene pubblicata La malora, storia drammatica, ambientata nelle Langhe, nella società contadina dei primi anni del ‘900.

Il risvolto della copertina, scritto da Vittorini, che inseriva il dubbio che Fenoglio fosse uno scrittore valido solo se scriveva di episodi langaroli o di esperienze personali lo irritò e lo rattristò. Fu questa una delle ragioni per cui da quel momento offrì i suoi libri a Garzanti [6], che pubblica nel 1959 Primavera di bellezza.
Intanto le condizioni fisiche dello scrittore diventano precarie per un’asma bronchiale, peggiorata dal fumo.
Nel marzo del 1960, sposa civilmente Luciana Bombardi.
Nel 1961 nasce la figlia Margherita.
Fenoglio comincia ad ottenere i primi riconoscimenti dalla critica; nel 1960 vince il premio Prato con Primavera di bellezza e nel giugno del 1962 riceve il premio “Alpi Apuane”, in Versilia, per il racconto “Ma il mio amore è Paco”, pubblicato su Paragone.
In Versilia percepisce le prime avvisaglie di un male che cerca di curare a Bossolasco, paese dell’alta Langa.
La malattia s’aggrava in breve tempo; Fenoglio è ricoverato all’ospedale Molinette di Torino: la diagnosi dei medici non lascia adito a speranze.
Beppe Fenoglio si spegne a Torino la notte tra il 17 ed il 18 febbraio 1963.
A fine aprile del 1963, Garzanti pubblica Un giorno di fuoco, che comprende sei racconti già selezionati dall’Autore, sei ritrovati da Lorenzo Mondo ed il romanzo Una questione privata.

La vera fortuna dello scrittore Fenoglio è tutta postuma.

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