Il dopoguerra

La guerra era terminata da pochi mesi e tanta era la voglia degli albesi di tornare alla normalità, di riprendere le antiche consuetudini, che subito si pensò ad organizzare la Fiera del Tartufo. Il 5 settembre 1945, la Giunta esecutiva, presieduta dal sindaco Teodoro Bubbio “nell’intento di riprendere l’iniziativa dell’annuale FIERA DEL TARTUFO ritiene opportuno procedere alla nomina di un comitato che provveda a concretare un programma di manifestazioni e festeggiamenti adeguati all’importante avvenimento cittadino”; il comitato comunale fu costituito con: dott. Vico Tommaso, presidente, dott. Gallizio Giuseppe, Rossano Federico, Sacerdote Guido, rag. Torelli Antonio, Alberto Gallinari, presidente Unione Sportiva Albese, prof. Monticelli Francesco, Farinetti cav. Francesco, Fenoglio Giuseppe, Bertoncini Luigi; la sede del comitato era presso l’Unione Commercianti: “Era intendimento dell’Associazione Commercianti, si legge su Gazzetta d’Alba, di fondare per l’avvenire un vero e proprio ente per le manifestazioni del genere, istituendo la Pro Alba e le Langhe”.
Inaugurata il 20 ottobre 1945, durò tre giorni, ebbe un grande successo; non vi parteciparono autorità nazionali, ma il comando interalleato rappresentato dal maggiore Gardner del Comitato provinciale, dal maggiore Lockwood capo della divisione agricola di Torino, dal capitano Dickens e dal tenente Moseley, governatore di Alba.
Ricomparvero il Palio degli Asini, la sfilata dei carri allegorici allietata dalle partecipanti al primo concorso di bellezza organizzato in Italia nel dopoguerra: “Reginetta delle Langhe”. Il Cortile della Maddalena ospitava i padiglioni enogastronomici e commerciali, Giacomo Morra era ancora sempre “il re dei tartufi” e il grande sponsor della Fiera; nello Sferisterio Mermet dominava Augusto Manzo; il prezzo dei tartufi era salito a 6.000 - 8.000 lire il chilogrammo, la quantità era buona e la qualità notevole.
Le mostre del tartufo erano ancora organizzate e condotte dal cav. Pietro Balbo, come avveniva prima della guerra e lo avrebbe fatto per molti anni ancora. Nel 1960 gli consegnarono una Medaglia d’Oro per la sua lunga dedizione alla Mostra del Tartufo, gli subentrò Piero Garbero che svolse il suo compito con altrettanta dedizione e precisione.
Venne nuovamente messa in scena l’antica commedia musicale dialettale “I Langhet a la Fera d’la Trifola!” con parole e musica di Federico Rossano di Alba. Era stata rappresentata alla IX Fiera del Tartufo, nel 1937 e conteneva la canzone “Viva la Trifola” canzone ufficiale della Fiera.
Nel 1946 era ancora lo stesso comitato ad organizzare la Fiera e per l’inaugurazione era atteso il senatore Giovanni Battista Bertone, ministro del Tesoro, che giunse però solo la domenica successiva per la giornata di chiusura e l’elezione della Reginetta della Langhe.
La Fiera era organizzata e sostenuta finanziariamente dai commercianti che chiedevano una maggiore partecipazione nella organizzazione e così il Comune, nel 1947, passò la mano all’ACA, di cui era presidente Osvaldo Cagnasso e aveva in Vincenzo Morsero il segretario tuttofare che per oltre quindici anni fu della Fiera il responsabile economico ed organizzativo; del comitato facevano parte anche il cav. Teobaldo Toppino, il dott. Tommaso Vico e il cav. Felice Bonardi che aveva assunto anche la direzione dell’Unione Sportiva Albese.
Nel 1947 la Fiera durò una settimana, dal 12 al 19 ottobre, ad inaugurarla fu il senatore Giuseppe Brusasca, sottosegretario agli esteri. Mostre agricole, vinicole, ortofrutticole, facevano corona a quella centrale del tartufo ed il Cortile della Maddalena ospitava il Palio degli Asini, non disputato l’anno prima per la pioggia.
Negli anni successivi la Fiera ebbe un continuo crescendo, ritornarono le bande musicali, i gruppi in costume e la “Reginetta delle Langhe” trionfava nell’addobbato Cortile della Maddalena dopo aver percorso, con le altre concorrenti, lunghe sfilate su carri allegorici e vendemmiali. Gli alberghi e i ristoranti continuavano a migliorare fino a raggiungere un primato per l’Italia settentrionale: il “Savona” di Giacomo Morra, era in grado di servire anche tremila pasti al giorno.
Ora le autorità parlavano di Acquedotto delle Langhe, di camionale, di valorizzazione della carne albese e della tonda gentile delle Langhe, di qualità dei vini, ma anche di zona depressa, perché la Langa, che dissetava tanti buongustai e intenditori, aveva sempre più sete e molta gente abbandonava quelle terre rosse e fertili che nei libri di Cesare Pavese e nei lunghi racconti di Beppe Fenoglio venivano riscoperte nella loro dignitosa e nascosta povertà, ma anche con la voglia di riscossa e di ribellione alla malora.
Nel 1951 Osvaldo Cagnasso fece rinascere il Palio chiamandolo “Giostra delle Cento Torri”: la città fu divisa in quattro Rioni: San Lorenzo, San Giovanni, San Damiano e Moretta e parteciparono anche i comuni di Canale, Guarene, Neviglie, Priocca.
Con il 1949 era nuovamente scomparso il Palio, la “Reginetta delle Langhe” veniva ribattezzata “Bela Trifolera”, si organizzavano le prime mostre di pittura e, soprattutto, si cercava di coinvolgere e promuovere maggiormente il territorio sollecitando i comuni della Langa e del Roero ad una presenza più massiccia e non limitata alla sola sfilata dei carri allegorici. E così nel 1950 il Cortile della Maddalena ospitava la mostra dei Comuni in cui ciascuno poteva presentare la propria realtà storica, culturale ed enogastronomica.
Negli anni cinquanta la Fiera del Tartufo svolse il compito di far conoscere le nuove industrie albesi, i progressi dell’artigianato, lo sviluppo delle attività commerciali, le specializzazioni agricole che puntavano sulla valorizzazione della qualità dei vini e delle carni.
Barbaresco e Vezza; vinse, per la storia, il rione di San Lorenzo. Durò ancora un anno e nel 1952 vinse il Rione di San Damiano, i tempi non erano però ancora maturi perché la manifestazione diventasse duratura e di grande richiamo.
Nel 1953 fu coinvolta tutta la provincia con il raduno folcloristico delle vallate cuneesi; pallone elastico e ciclismo erano gli sport che dalla Fiera ottenevano occasione di esprimersi e imporsi. La Fiera aveva bisogno nuovamente di un evento pubblicitario che ne rinverdisse i trionfi dell’ante guerra. Le inaugurazioni con ministri e sottosegretari erano “buone” per la stampa nazionale che non poteva esimersi dal dare la notizia e una brevissima cronaca.
Era necessario un qualcosa che proiettasse la Fiera al di là dei confini provinciali, la facesse conoscere e proiettare su un palco molto più alto, trasformandola in un avvenimento appetibile e quindi desiderabile. Ci pensò ancora Guido Sacerdote, diventato un pezzo importante della Rai. Portò da Roma Elena Giusti, al momento popolarissima, a presentare il concorso delle “Bela Trifolera”. Riprese la città, la mostra del tartufo, le altre mostre, la gente, la sfilata dei carri allegorici, la proclamazione della Bela Trifolera e confezionò un programma suadente, gioioso, fantastico, che entrò in tutte le case con la televisione.
Gli albesi e non, che videro tutto quel trambusto di macchine da presa, di tecnici ed operatori, rimasero prima interdetti poi sorpresi e alla fine entusiasti perché la Fiera andava in televisione con le ragazze del territorio sullo stesso schermo di presentatrici e attrici famose.
Nuovi poster e manifesti pubblicizzavano la Fiera e ai visitatori si offrivano, con il biglietto di ingresso al Cortile della Maddalena, piatti ricordo, tagliatelle, Mon Chéri Ferrero, vini in degustazione, torroncini.
Un altro evento, nel 1955, per la XXV Fiera, servì a farla conoscere nel mondo dell’arte. Nell’estate, Piero Simondo e Pinot Gallizio portarono ad Albissola un centinaio di manifesti in bianco con sole due scritte stampate in nero “CITTÀ DI ALBA” in alto a destra e “XXV Fiera del Tartufo” in basso a sinistra. In due giornate oltre quaranta artisti, presenti nella città ligure per mostre, per occuparsi di ceramica e di convegni, dipinsero, con ogni tecnica, oltre cinquanta manifesti aventi per soggetto il tartufo, la Fiera, la loro magia, la cucina.
I manifesti furono poi esposti alla Fiera, ma quelli che dovevano essere i manifesti per le Fiere future, non lo divennero mai. I nomi, tutti prestigiosi, molti diventarono anche famosi e quotatissimi: Lucio Fontana, Aligi Sassu, Piero Simondo, Pinot Gallizio, Roberto Bertagnin, Luigi Caldanzano, Sergio Dangelo, Farfa, Emanuele Luzzati, Bruno Sandri, Antonio Siri, Giovanni Tinti, Tinin Mantegazza, Asger Jorn. Molti artisti, con Pinot Gallizio, erano al tavolo della giuria dell’elezione della Bela Trifolera che fu Erminia Bongiovanni, miss Govone.
La Fiera diventava l’occasione per presentare e inaugurare nuove opere pubbliche: nel 1958 era stato inaugurato, dal ministro dell’Agricoltura Mario Ferrari Aggradi, appositamente venuto ad Alba, il grandioso complesso del Mercato Bestiame, era sindaco Osvaldo Cagnasso, ma l’opera era stata avviata tra molte perplessità e difficoltà dal sindaco Cleto Giovannoni che vedeva nella struttura un aiuto concreto al mondo agricolo, ma anche all’imprenditoria commerciale della città. Per l’inaugurazione, il Mercatone bovini della Fiera vide l’affluenza di oltre mille capi. Nel 1962 veniva presentata la nuova biblioteca “Giovanni Ferrero”, allestita nei locali già occupati dal Circolo Sociale nel palazzo della Maddalena e la vedova di Pietro Canonica offriva alla città il busto di Luigi Einaudi, opera del marito, per l’Istituto Tecnico Commerciale, intitolato allo statista doglianese. Nel 1966 veniva inaugurata, il 2 ottobre, la nuova ala dell’Ospedale San Lazzaro di Alba con nuove attrezzature medico scientifiche.
La Fiera era anche l’occasione per inaugurare attività industriali: così, nel 1959, venne inserita nel programma ufficiale, dedicando un’intera pagina nel volumetto omaggio stampato in 25.000 copie e distribuito gratuitamente ai visitatori della Fiera, l’inaugurazione del Pastificio Centotorri effettuata dal sottosegretario Edoardo Martino, dal vescovo Carlo Stoppa e da tutte le autorità intervenute.
Era uno stabilimento moderno dell’industriale Ottavia Ferrero e del suo direttore Fiorenzo Revello, produceva una pasta speciale, l’Albadoro che per molti anni venne data in omaggio ai visitatori della Fiera o come ingrediente della “Gran tajarinada” popolare.
Il 17 settembre 1959 il comune di Alba depositava, all’Ufficio Centrale Brevetti del Ministero Industria e Commercio, la richiesta del Brevetto per marchio d’impresa “Fiera del Tartufo” e “Sagra del Tartufo”. Il Brevetto veniva concesso il 21 febbraio 1961 e verrà rinnovato nel 1979.

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La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba

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